In questa grigia, buia, uggiosa, umida giornata, mi dedico a qualche cuiosità!
Il carato è una unità di misura pari a 0,2 grammi. La parola deriva dall’arabo qi¯ra¯t (ventiquattresima parte), a sua volta derivante dal greco kerátion (siliqua del carrubo), il cui seme ha infatti un peso di circa 1/5 di grammo. Già dall’antichità fino al medioevo il carato si utilizzò per la pesatura di quantità molto piccole e tuttora rimane l’unità di misura ponderale dei diamanti, delle pietre preziose in genere e delle perle. Per quanto riguarda le leghe d’oro il termine carato assume una accezione differente dall’unità di misura ponderale propria delle gemme e delle perle, mutandosi nello standard propozionale universalmente accettato che quantifica le parti d’ oro in una lega su base 24/24. Nel caso delle leghe d’oro dunque un carato equivale ad 1/24 di parte d’oro su un totale di 24/24 di metallo costituente la lega. Ne deriva, ad esempio, che la dicitura 18 carati stà ad indicare che la lega è costituita da 18 parti d’oro fino e 6 parti di altri metalli e viene abbreviato con la sigle ct o kt o prevalentemente con la sola k spesso affiancata al numero senza alcun spazio intermedio. Ad esempio: 18k. Conseguentemente a quanto detto l’oro di massima purezza è pari a 24 carati (24 parti d’oro fino su 24 totali) e si definisce con la dicitura: 24k.
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