Questa mattina mi è accaduta una cosina. Stavo tornando verso la macchina, dopo il secondo caffè, quando, in senso opposto, ho incrociato una signora che negli ultimi mesi ho visto spesso aggirarsi tra la Piazza e le vie del centro. È, credo, una senza dimora. Circa 60 anni, gira in sandali e senza calze anche in inverno, il viso scuro, sporco e accartocciato.
È scomodo incontrarla. È scomodo incontrare persone come lei, e guardarle. Facilmente le scansiamo e la loro presenza suscita disagio o senso di colpa per le scarpe che indossiamo, consapevoli che a casa ne abbiamo molte altre, e giacche, maglioni, borse, mentre loro, presumibilmente, non hanno niente.
Questa signora mi ha detto una parola, che lì per lì non ho capito. Le ho chiesto di ripetere: ” carità” e ha allungato la mano. Una frazione di secondo, ma ero già oltre. Un altro secondo e mi sono sentita una merda, avrei voluto fermarmi, fare dietro-front, mettere mano al portafoglio. Pur sapendo che una manciata di euro non avrebbe risolto la sua vita.
Sotto le luci di natale, sono spuntate varie domande: che ne è stato di quella vita? Che le è successo per ridursi così? Perché non è “risalita”? Cosa pensa? Cosa vede? Come giudica queste luci natalizie, le nostre scarpe e borse colorate?
Non ho risposte, non ho palle di natale, ma non so se avrei quelle per farle direttamente queste domande.
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