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Giu. 17.

notizia ANSA delle 21.06

E’ MORTO LO STILISTA GIANFRANCO FERRE’

MILANO – Lo stilista Gianfranco Ferre’ e’ morto.
Con la morte di Gianfranco Ferré, il mondo della moda perde il suo ‘architetto’. Lo stilista veniva chiamato così non solo perché si era laureato nel 1969 al Politecnico di Milano, ma anche per lo stile rigoroso, affine al design, che contraddistingueva la sua creatività. Nato a Legnano (Milano) nel 1944 da una famiglia di piccoli industriali, era orgoglioso delle sue origini. Aveva mosso i primi passi nella moda collaborando, all’inizio degli anni 70, con Walter Albini, per il quale creava cinture e bijoux. Dagli accessori era passato all’abbigliamento, disegnando per l’azienda di impermeabili Sangiorgio, di Genova. Risalgono a quel periodo i legami con due persone importanti per la sua vita: Rita Airaghi, una cugina che lasciò l’insegnamento per diventare il suo alter ego, e Franco Mattioli, imprenditore bolognese dell’abbigliamento che fu il suo socio per 25 anni, dal 1974 al 1999, fino a una drastica rottura. Dal sodalizio con Mattioli, nel 1978 nacque la Gianfranco Ferré spa e la prima collezione di pret-à-porter femminile, che esordì sfilando al Principe di Savoia di Milano, e segnando l’inizio della carriera internazionale di Ferré. Una carriera coronata, nel 1989, dalla direzione artistica della maison Christian Dior. Il fatto che Bernard Arnault avesse scelto un italiano come successore di Marc Bohan, non fu preso bene dai francesi. Ma Ferré, sin dalla prima collezione, conquistò tutti, usando magistralmente quella sua visione grandiosa e strutturata e insieme semplice e rigorosa della moda. Nel 1986 ‘il Gran Lombardo’ aveva anche debuttato sulle passerelle dell’alta moda italiana a Roma, confermando la sua attitudine a ‘costruire’ per la bellezza femminile sempre qualcosa di regale e di sontuoso, ma in senso moderno. Chiusa dopo 8 anni l’esperienza da Dior, l’architetto si concentrò nuovamente e totalmente sulla sua griffe e nel 1998 spostò il suo quartier generale nell’ex Gondrand in via Pontaccio. Intanto l’azienda si era sviluppata, erano nate le collezioni maschili, erano state create altre etichette. Alla fine degli Anni 90 il gruppo gestiva otto linee di abbigliamento e accessori, anche grazie a partner industriali come Marzotto e Itierre. Ma i risultati economici della società Ferré, proprio in quegli anni, davano serie preoccupazioni. La moda era cambiata, sembrava dominata da uno stile approssimativo, diverso da quei suoi abiti ‘progettati’. Tuttavia, sulla bravura dell’architetto erano in molti a voler investire. Nel 2002 fu la It Holding (gruppo che detiene anche Itierre) di Tonino Perna, ad acquisire il 90% dell’azienda Ferré, lasciando allo stilista il 10% delle azioni, la carica di presidente e il ruolo di direttore artistico. Iniziò la ristrutturazione, e non fu un periodo facile, ma Ferré continuò a mettere tutto se stesso nel nuovo progetto che portava il suo nome. Colto e raffinato, lo scorso marzo era stato scelto come presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Quando Gianfranco Ferré, con la sua poderosa mole, compariva in passerella erano sempre applausi scroscianti: un gigante della moda, in tutti i sensi, molto snob, capace di giudizi taglienti, ma anche di improvvise emozioni, un artista che dava importanza alla ricerca, al taglio, alla costruzione, all’ uso dei tessuti e alla lavorazione. Di lui resterà indelebile anche il ricordo della ‘camicia bianca’, capo emblematico che ha sempre caratterizzato le sue collezioni, rubato al rigoroso guardaroba maschile e regalato all’opulenza dell’eleganza femminile. Ma rimarranno indimenticabili anche certi bustier, certi grandi abiti dove materiali come l’osso e la rafia perdevano qualsiasi connotato etnico-folcloristico. E come non citare il cortissimo vestito a collana di corallo, con effetto mozzafiato sul corpo di Naomi Campbell. Una grande moda, quella di Ferré, che presupponeva sempre una donna dalla grande personalità, senza false modestie. Come non era modesto neppure lui. Lo scorso gennaio, alla sfilata della collezione uomo, era uscito in passerella sotto la scritta "Je ne sarais jamais personne, mais personne ne sera jamais comme moi" (un aforisma attribuito anche a Jim Morrison) che ora suona un po’ come il suo epitaffio: "Io non sarò mai nessuno, ma nessuno sarà mai come me".

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